Aziende

Una Red Hat in salute guarda a nuovi business



Il gruppo archivia un anno finanziario positivo. Per il futuro si punta sulla soluzione dei container e si guarda al mondo dell’Internet of things

Gianluigi Torchiani

Pubblicato il 07 Mag 2015


Gianni Anguilletti, Country Manager Italia di Red Hat

Una società in espansione, sia a livello globale che nazionale, capace di guardare a nuovi mercati e a nuove opportunità di business. È questo il ritratto di Red Hat, l’azienda fornitrice di soluzioni open source per il mondo enterprise, effettuato da Gianni Anguilletti, country manager per l’Italia. A livello globale l’anno fiscale 2015, che si è chiuso lo scorso febbraio, ha segnato un balzo del + 17% in termini fatturato, ormai vicino a quota due miliardi di dollari. L’aspetto estremamente significativo è che lo sviluppo è sostanzialmente superiore (+43%) nelle cosiddette tecnologie non Linux di Red Hat, ossia dedicate allo sviluppo applicativo e alla realizzazione di infrastrutture cloud (+43%). Tanto che ormai l’obiettivo dichiarato è quello di raggiungere entro i prossimi tre esercizi finanziari un giro di affari di almeno 3 miliardi di dollari. Una crescita che ha portato anche all’ingrandimento del gruppo anche in Italia, che ormai può contare su circa 60 dipendenti, di cui 30 tecnici. Il successo di Red Hat, secondo il country manager, si basa sia su fattori tecnologici che organizzativi. Da una parte c’è quindi un lavoro per completare l’offerta verso i propri potenziali clienti, con uno stock di soluzioni infrastrutturali che permettano alle aziende di diventare più intelligenti e intercettare nuove opportunità di business, nonchè di aumentare il grado di innovazione e limitare i costi. D’altro canto, da un punto di vista organizzativo si punta molto sulla verticalizzazione, aumentando la consulenza e il supporto dedicato sui singoli mercati. Se infatti storicamente Red hat si è indirizzata soprattutto su settori come Pa, Telco e finance, con il progressivo arricchimento della proposizione tecnologica si cercherà sempre più di affrontare anche mercati come retail e dell’industry.

Ritornando all’aspetto tecnologico, Red Hat vede la sua carta più importante nella soluzione dei Red Hat Linux container: si tratta di una soluzione che facilita la creazione di un tessuto efficiente e componibile di ‘microservizi’ leggeri che possono essere integrati in applicazioni più complesse, ma sufficientemente flessibili per adattarsi alle mutevoli esigenze IT. I vantaggi per l’utente finale sono quelli di una maggiore efficienza operativa, flessibilità e riduzione costi. Secondo Anguilletti, i container assicurano una maggiore densità rispetto alla virtualizzazione classica, anzi rappresentano una rivoluzione paragonabile proprio a quella avvenuta con le macchine virtuali un decennio fa, che potrebbe interessare soprattutto i grandi clienti. Inoltre, Red Hat si è ufficialmente candidate a giocare un ruolo in quello che è ormai uno dei principali trend tecnologici del momento, quello dell’Internet of things, atteso in crescita esponenziale nei prossimi anni. Grazie alle sue soluzioni software Red Hat sta già muovendo i primi passi in questo ambito, con l’obiettivo di offrire un contributo tecnico per far integrare e dialogare tra loro tutte le diversissime tecnologie che stanno dietro l’internet of things. Una strategia, insomma, ad ampio raggio, che però ha sempre alla base la fedeltà al modello Open source, visto anche come la chiave per rispondere alle esigenze di innovazione dell’IT moderno.

Anguilletti, inoltre, evidenzia come Red Hat non dialoghi solo con la comunità del software libero :« Da soli non possiamo fare tutto, bisogna integrarci con altri attori dell’ambito IT. Stiamo dunque mettendo in piedi partnership che ci consentano di presidiare meglio il mercato. Ci stiamo muovendo su diverse linee guida per rispondere alle esigenze dei nostri clienti. Innanzitutto ci sono gli accordi con i maggiori hardware vendor; inoltre abbiamo avviato inoltre importanti collaborazioni con il mondo Isv. Esiste poi il canale dei rivenditori e distributori e system integrator. Per quest’ultimo ramo prevediamo una crescita in termini di investimenti e competenze, non tanto di numero».

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