Scenari

Ocse: quadro migliore per le PMI italiane, ma servono altre riforme

Il rapporto “Le politiche per le PMI e l’imprenditorialità in Italia”, presentato davanti al ministro Guidi, evidenzia l’importanza delle piccole e medie imprese per l’economia del Paese, e i progressi dello scenario grazie alle misure del Governo negli ultimi anni. Ma sollecita altre azioni per semplificare i processi amministrativi, incentivare gli investimenti di capitale di rischio, ridurre il cuneo fiscale, sostenere innovazione ed espansione internazionale

Pubblicato il 08 Ott 2014

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Le PMI in Italia rappresentano in numero il 99,9% delle imprese, l’80% dell’occupazione e il 67% del valore aggiunto (tra i più alti nell’area Ocse), e mostrano una notevole capacità di reazione alla crisi specie sui mercati internazionali, dove pesano per il 54% dell’export totale. Il settore però rimane troppo frammentato, con chiare difficoltà di crescita dimensionale, che richiedono riforme prima di tutto in termini di ulteriore semplificazione dei processi amministrativi, incentivi per gli investimenti di capitale di rischio, riduzione del cuneo fiscale, rafforzamento del sostegno all’innovazione e all’espansione sui mercati internazionali.

Sono queste in sintesi le conclusioni del rapporto “Le politiche per le PMI e l’Imprenditorialità in Italia”, dell’Ocse, recentemente presentato davanti al Ministro per lo Sviluppo Economico Federica Guidi. Lo studio fa parte di una serie di lavori analoghi dell’Ocse sulle piccole e medie imprese (realtà con meno di 250 addetti) dei Paesi più sviluppati, ed è stato richiesto da Giuseppe Tripoli, il Garante Nazionale delle PMI, con l’obiettivo di fornire indicazioni utili al Governo e alle stesse piccole e medie imprese italiane.

Le PMI in Italia, si legge nel rapporto, rappresentano un traino all’innovazione, alla crescita economica e alla creazione d’impiego, oltre a giocare un ruolo cruciale per la coesione sociale. «L’Italia è anche un’economia a vocazione imprenditoriale: quasi metà della popolazione preferirebbe essere proprietario d’impresa piuttosto che lavoratore dipendente, quasi un quarto della forza lavoro è in proprio, e le piccole imprese tendono a essere di giovane età».

Produttività delle medie imprese più alta che in Francia e Germania

Abbiamo detto degli impressionanti dati sulle PMI nel nostro Paese, ma non è solo una questione di numeri. Le medie imprese italiane (tra 50 e 249 dipendenti), sottolinea l’Ocse, spesso eccellono nelle loro nicchie di mercato e hanno produttività superiori alle loro simili in Germania e Francia. Le PMI italiane hanno anche una forte propensione alla collaborazione, come dimostrano i tanti distretti industriali che competono ai più alti livelli internazionali.

Sorprendentemente positivo è poi il giudizio sulla facilità di “fare impresa”: «Il tempo necessario per aprire un’impresa in Italia è più basso che nella gran parte dei paesi Ocse, e il peso della burocrazia sulle imprese, specie di taglia piccola, è relativamente leggero grazie al processo di semplificazione amministrativa degli ultimi dieci anni».

Il governo italiano, sottolinea il rapporto, ha anche adottato misure urgenti per aiutare le PMI a gestire la crisi economica nell’ultimo quinquennio. «Ad esempio le risorse del Fondo Centrale di Garanzia sono state moltiplicate e il pagamento di una larga fetta dei debiti commerciali dello Stato nei confronti delle imprese è stato autorizzato per fronteggiare la stretta del credito bancario». Altre misure vanno a favorire l’innovazione e l’internazionalizzazione delle PMI: «Di particolare rilievo i contratti di rete, che offrono agevolazioni fiscali, di credito, e procedure amministrative semplificate per le PMI che decidono di collaborare su progetti volti all’innovazione, e la legislazione sulla start-up innovativa, che concede agevolazioni fiscali alle nuove imprese a vocazione tecnologica».

Troppo poche le imprese medie e ad alta crescita: ridurre il peso fiscale

Il quadro però non è ovviamente tutto roseo. «La recessione, che ha colpito l’Italia due volte, ha ridotto il numero totale di imprese e ha aumentato la disoccupazione». Inoltre in Italia è altissima la percentuale di micro e piccole imprese, mentre l’economia si rafforzerebbe se il Paese fosse in grado di generare più imprese di media dimensione e a forte crescita. I dati Ocse infatti mostrano che le medie imprese sono solo lo 0.5% del totale, e le imprese giovani a forte crescita economica e occupazionale (le cosiddette “gazzelle”) sono lo 0.2% delle aziende manifatturiere e lo 0.4% di quelle dei servizi, valori molto al di sotto di altri Paesi Ocse.

L’agenda politica italiana dovrebbe quindi concentrarsi sul sostegno alle imprese a forte crescita, il rafforzamento di quelle sotto i 10 addetti e la formalizzazione delle ampie aree di informalità ancora presenti nel Paese. E questo si ottiene riducendo il cuneo fiscale sul lavoro, semplificando il sistema fiscale, stimolando la competizione in alcuni settori e professioni, aumentando la capacità di attrazione e radicamento degli investimenti esteri, lo sviluppo del capitale di rischio per le imprese, e migliorando la formazione di imprenditori e lavoratori delle PMI.

Quattro aree d’intervento prioritarie

Più in dettaglio l’Ocse suggerisce per esempio di favorire la crescita d’impresa con un’ulteriore riforma della proprietà intellettuale, un rafforzamento della collaborazione tra imprese e università, e un miglioramento degli incentivi fiscali e del sistema di protezione legale per chi decide di investire il proprio capitale nelle PMI. Inoltre esorta il Governo italiano a porre più attenzione ad aspetti come lo sviluppo del capitale di rischio, l’innovazione non tecnologica, i legami tra PMI e imprese straniere, le competenze imprenditoriali e quelle dei lavoratori, la formazione all’impresa in scuole e università, e programmi mirati per alcune fasce della popolazione (come le minoranze etniche e gli anziani), e segmenti dell’economia come il non-profit.

Un’altra area di suggerimenti riguarda la riduzione del gap tra Nord e Sud nello sviluppo d’impresa, attraverso un maggior numero di programmi preferenziali appunto per il Sud, un miglior coordinamento tra le politiche nazionali e regionali per le PMI e l’imprenditorialità, e il sostegno alla diversificazione e internazionalizzazione dei distretti industriali. Infine, conclude il rapporto, è importante che il governo mantenga l’attuale enfasi su PMI e imprenditorialità, accertandosi che le misure proposte siano implementate, magari attraverso un’Agenzia nazionale da creare ad hoc, o un’istituzione finanziaria preposta a incoraggiare gli investimenti nelle start-up e PMI con potenziale di crescita.

Il commento del Ministro Guidi

«Le indicazioni dell’Ocse sono un elemento prezioso per orientare e migliorare la nostra agenda», ha commentato il Ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi. «Nei primi sei mesi il Governo ha già adottato importanti misure come l’ampiamento delle risorse del Fondo Centrale di Garanzia e un piano straordinario per il Made in Italy, laddove provvedimenti come i contratti di rete, le norme sulla start-up innovativa, le agevolazioni della Nuova Sabatini, l’istituzione di una task force per l’industrial compact sono stati disegnati per sostenere l’ossatura dell’economia italiana fatta in gran parte di PMI».

Inoltre, ha sottolineato il ministro, il governo sarà impegnato sin dalle prossime settimane di semestre di Presidenza italiano «ad attuare interventi che valorizzino i punti di forza collegati alla piccola dimensione, affrontando gli ostacoli alla crescita e i fattori di fragilità per la produzione attraverso strategie condivise a livello europeo».

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