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Oracle e Quocirca rilevano un ritorno alla gestione interna dei dati

E’ arrivato alla terza edizione l’indice “Oracle Next Generation Data Centre” sulla penetrazione del Cloud in Europa, con focus anche sulle grandi aziende italiane

Pubblicato il 26 Feb 2013

L’edizione 2013 dell’indagine condotta da Quocirca ha

rivelato che le imprese si stanno muovendo verso data centre in-house, dopo essersi affidate a provider esterni per la gestione dei Big Data.

La ricerca –

effettuata intervistando 952 manager di medie e grandi aziende in dieci Paesi della zona EMEA – che indaga secondo tre sottoindici di flessibilità, sostenibilità e supporto al business, mostra i trend dal 2011 a oggi: se tra le prime due edizioni era emerso un netto passaggio verso data center esterni a seguito dell’esplosione del tema dei Big Data, l’edizione di quest’anno ha mostrato una forte inversione di tendenza, con un ritorno verso la privatizzazione dei dati.

«Gli ultimi due Cicli della ricerca sembrano aver colto le imprese a metà di un cammino», ha spiegato Clive Longbottom, analista di Quocirca. «Il Ciclo II è stato realizzato in un momento in cui le imprese guardavano al cloud computing affidando all’esterno lo sviluppo, il test e il funzionamento pilota di molti progetti. Il Ciclo III rende conto invece di un periodo in cui la cloud sta diventando mainstream e molti dei progetti pilota stanno passando in produzione; progetti che in molti casi sembra siano stati riportati all’interno su piattaforme cloud private».

Le aziende che utilizzano solo risorse interne sono passata dal 45% al 66% e, tra queste, quelle dotate di un unico data center interno sono cresciute da 26% a 41%. Di pari passo la percentuale di chi utilizzava soluzioni ibride (un mix tra dati allocati esternamente e internamente) è calata dal 56% al 34%.

Il punteggio globale dell’indice (da 1 a 10) dell’intera area Emea è passato da 5,58 del 2012 a 5,62 del 2013, con un miglioramento appena percettibile, e i tre sottoindici segnalano come la sostenibilità sia l’aspetto più importante (5,9) rispetto alla flessibilità (5,53) e al supporto al business (5,62).

La situazione italiana

Il nostro Paese si colloca ancora in basso nella classifica generale: con un punteggio di 4,91 occupa l’ottava posizione sui dieci Paesi coinvolti nell’indagine. Tuttavia, analizzando i dati nel dettaglio, emerge che sono numerose le aree nelle quali sono stati compiuti progressi piccoli ma significativi, e vi sono elementi che lasciano intendere importanti miglioramenti sul fronte dell’allineamento tra funzioni IT e business.

In Italia il sotto-indice di Supporto al Business è cresciuto da 4,74 del Ciclo II a 4,83 del Ciclo attuale: rappresentando tale indice un indicatore essenziale del modo in cui l’IT può fornire valore al business, anche un moderato miglioramento in quest’area costituisce un segnale incoraggiante.

«Se guardiamo all’Italia, i segnali che arrivano dalla terza edizione della ricerca sono incoraggianti», ha commentato Ennio Ceccarelli, Country Leader Server & Storage Systems di Oracle Italia. «Le nostre imprese affrontano l’evoluzione dei loro data centre con l’obiettivo chiave di far crescere il valore del contributo che l’IT dà al business, riconoscendo l’importanza dei percorsi di consolidamento per una maggiore flessibilità delle proprie strutture».

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