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Liquid computing, passeremo da un device all’altro senza accorgerci della differenza

Apple, Google e Microsoft stanno tutte lavorando su funzioni dei loro sistemi operativi per eliminare del tutto i confini tra i vari dispositivi fissi e mobili. Una sincronizzazione sempre più automatica e intelligente attraverso il Cloud, ma anche Bluetooth e wi-fi, sposterà il baricentro dell’attività e dell’attenzione dell’IT aziendale dall’hardware ai dati

Pubblicato il 22 Lug 2014

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Grazie al Cloud Computing è stato possibile un primo importante passo in avanti nella gestione dei dati, vale a dire allentare il vincolo con il dispositivo utilizzato. Questo però rappresenta solo uno dei passaggi di un’evoluzione ormai alle porte nel modo di accedere e modificare i propri documenti. Prende infatti corpo in modo sempre più marcato quello che Galen Gruman, autore di un blog per la testata online Infoworld, definisce “Liquid computing”.

Lo spunto è arrivato nel momento in cui l’autore era alle prese con il proprio iPad per scrivere un messaggio di posta elettronica. Distratto durante l’operazione, Gruman ha spento il dispositivo senza completare il testo. All’istante sul Mac desktop un’icona ha richiamato l’attenzione per aprire il messaggio esattamente nello stato in cui era stato lasciato, anche se non era stato salvato. Molto semplicemente, si tratta di una funzione, al momento in versione beta, in arrivo sulle prossime versioni di iOS8 e OSX Yosemite, previste per l’autunno. Un segnale però interessante di un drastico cambiamento ormai alle porte nell’approccio alle informazioni, considerando che anche Google e Microsoft si stanno muovendo nella stessa direzione.

In casa Apple, la funzionalità ha già un nome, Handoff, e manifesta l’intenzione di eliminare del tutto i confini tra dispositivi, fissi o mobili che siano, arrivando a spostare il baricentro dell’attività dall’hardware ai dati. Oltre ai benefici pratici facili da immaginare, e in parte già apprezzati con il cloud computing, altri aspetti sono da sottolineare. Uno, molto importante, riguarda la sicurezza. Dove una volta era necessario intervenire con lunghe e complesse operazioni di copia su supporti fisici per trasferire documenti dall’ufficio a casa o viceversa, oggi questo passaggio è diventato del tutto trasparente, eliminando quindi il rischio di smarrimento di dischi o nastri durante il trasporto.

Finora, i primi tentativi in questa direzione hanno sempre manifestato qualche lacuna. Prima di confluire in Google Drive, per esempio, Google Docs permetteva sì di lavorare su documenti in remoti, ma l’impiego da tablet e smartphone si è rivelato macchinoso, al punto che Docs era sfruttato soprattutto come canale di condivisione, ed è stato presto superato dalle app dedicate. Dal canto suo, l’idea Apple di iCloud Document è risultata troppo vincolata alla relativa app, limitandone di fatto l’ambito di azione.

Handoff invece, intende proseguire la strada aperta sia da Google sia da Apple nella sincronizzazione di parametri quali i dati di login piuttosto che i preferiti del browser, tra i vari strumenti utilizzati dallo stesso utente. In pratica, dopo il passaggio dai dispositivi ai dati ora si sancisce quello successivo dai dati alle attività. La differenza più marcata è che il cloud è solo uno degli elementi e non il più indispensabile. Viene infatti messo allo stesso livello di Bluetooth o il Wi-Fi quando si tratta di rilevare un apparato a portata di collegamento attivo sullo stesso account. Esattamente in questa direzione si sta muovendo Google, con la nuova versione di Android, pronta a interagire con i Chromebook, mentre al momento appaiono più cauti i passi di Microsoft che comunque è al lavoro sulla connettività tra Windows 8 e gli strumenti Office online.

Il problema maggiore può arrivare dalla politiche aziendali. Sono ancora tante, infatti, le organizzazioni restie a concedere ai propri dipendenti l’utilizzo di strumenti personali o comunque al di fuori del perimetro aziendale sui quali non sia possibile esercitare il controllo, limitando in pratica il BYOD (Bring Your Own Device). Una posizione paradossalmente ancora più a rischio, dal momento che la tendenza sempre più diffusa da parte degli utenti è comunque quella di arrangiarsi da soli, scaricando app o usando strumenti fuori dal controllo del responsabile IT. Al momento, inoltre, non è ancora possibile riuscire a gestire l’intero flusso di lavoro come si prospetta a seguito di questa trasformazione.

Non sarà comunque questo, secondo l’autore, a fermare l’avanzata del Liquid computing, o come verrà definito al momento opportuno, anche se come capita in situazioni analoghe, prima di arrivare a una configurazione realmente vantaggiosa per tutti, gli ostacoli da superare saranno diversi e gli errori di rotta sempre dietro l’angolo. Il principio di sincronizzazione è da tempo uno dei capisaldi per qualsiasi organizzazione alla ricerca di efficienza e questo viene garantito come il prossimo passaggio, non molto diversamente da quanto avvenuto finora adattandosi agli strumenti a disposizione.

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